Per una responsabilità “civile” delle imprese. Verso il Welfare “generativo” e di territorio

Lo scenario attuale evidenzia la natura entropica della crisi del Welfare State le cui origini possono farsi risalire agli anni ’70 del secolo scorso. Se negli ultimi quarant’anni i governi dei principali Paesi europei hanno saputo rispondere ai bisogni e ai rischi sociali procedendo a una ridefinizione dei sistemi di welfare pubblico, in Italia non si è riusciti a porre rimedio agli squilibri che caratterizzano la redistribuzione della ricchezza. Squilibri che riguardano i diversi ambiti del welfare – sanità, scuola, assistenza, previdenza sociale – e, quanto al mondo del lavoro, le diverse situazioni occupazionali: occupati e inoccupati, assunti nella grande impresa o nella PMI, lavoratori standard e non, impiegati nel privato o nella pubblica amministrazione, ecc. Se il welfare tradizionale, redistributivo e di tipo occupazionale, non riesce a far fronte a questi disequilibri, dobbiamo pensare a un nuovo modello di welfare generativo o ‘civile’ che guardi ai bisogni della civitas tutta (il territorio, come insieme di risorse naturali e di capitale umano) e alla cui base sta il concetto della reciprocità̀. Questo nuovo paradigma di welfare presuppone l’apporto delle imprese che devono riscoprire il proprio ruolo sociale, o per meglio dire la propria responsabilità̀ “civile”. Ciò può dar vita a nuove sperimentazioni di welfare che abbisognano della partecipazione di più soggetti: imprese, enti pubblici e società civile.

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